A fare gli onori di casa ci sono i signori di Mortara
L’inchino della città è rivolto a loro: la gratitudine tributata ai Duchi di Milano e Signori di Mortara è sincera, più forte e più ampia della mera dimensione folcloristica. Ludovico il Moro e Beatrice d’Este sono il simbolo di un cambiamento che per il territorio lomellino significa modernità. Sotto il governo sforzesco, tra il 1493 e il 1494, quel fazzoletto paludoso compreso tra Po, Ticino e Sesia si fece terra fertile e ricca. Decisivo l’arrivo in Lomellina di Leonardo da Vinci, chiamato alla corte milanese dallo stesso Ludovico Maria Sforza: le opere di bonifica, di irrigazione e di idraulica concepite dal genio vinciano avviarono un profondo processo di trasformazione, proiettando l’agricoltura locale verso un significativo rinnovamento. Non solo. Le frequentazioni lomelline del Moro, che nei boschi del territorio dava sfogo alla sua passione per l’arte venatoria, hanno infatti consolidato nell’immaginario collettivo un solido legame storico e civile. Quando la coppia ducale attraversa le vie e le piazze di Mortara, accompagnata dal nobile seguito della Corte (astrologi, cardinali, dignitari e uomini d’ingegno) è un crescendo di sguardi rapiti, cuori pulsanti e mani battenti, a riprova di un’immagine positiva che resiste nei secoli. Impersonare Ludovico e Beatrice, perciò, non significa semplicemente indossare una maschera. Nelle loro eleganti movenze riverbera lo scintillio di una precisa identità, parte integrante del “patrimonio genetico” di Mortara e di tutta la Lomellina. E la gente assiepata lungo le strade del centro cittadino vede in loro un emblema. Sognando, per qualche istante, le atmosfere di un tempo che è luce e splendore.